Descrizione
Il volume raccoglie otto contributi di studiosi che arricchiscono con le loro ricerche le nostre conoscenze sul personaggio più significativo dell’ebraismo ferrarese e, al tempo stesso, uno degli intellettuali più importanti dell’ebraismo occidentale: Isacco Lampronti (1679-1756) rabbino, medico, poeta, codificatore e primo enciclopedista ebreo. Il suo bisnonno Samuele risulta residente a Ferrara già nel 1607, proveniente dal Veneto, dove risiedeva la famiglia Alpron, nome che nella città divenne Lampronti. Dopo i primi studi di Bibbia e Torah a Ferrara, passò a perfezionarsi nella Yešivah di Lugo, quindi a Padova dove studiò filosofia e medicina, completando la sua formazione nell’Accademia rabbinica di Mantova, all’epoca considerata una delle più importanti d’Italia. Personalità di elevato profilo intellettuale e dagli interessi poliedrici, Lampronti mostrò fino dagli anni della sua fanciullezza un’intelligenza precoce ed eccezionale, che si manifesterà pienamente nella sua grande opera il Paḥad Yiṣḥaq o “Il terrore di Isacco” vera Summa enciclopedica di tutto il lessico talmudico e del sapere ebraico. Laureatosi in Medicina a Padova nel 1696 a 17 anni, età che per l’epoca era normale, superò rapidamente tutti i gradi del Rabbinato, fino a raggiungere quelli più alti con la sua nomina a More Ṣedeq della Scola Levantina, quindi Morenu o Presidente della Yešivah di Ferrara. La sua enorme cultura non si limitava al sapere religioso del Talmud e alla normativa ebraica, ma spaziava nel mondo delle scienze, che allora stavano facendo grandi progressi, in particolare la medicina. Aperto ad arricchire la sua cultura anche con testi della letteratura del mondo cristiano, fu medico apprezzato dai più grandi chirurghi e dottori dello Studio bolognese con cui si consultava. Il volume tratta il tema del rapporto fra tradizione e modernità nella sua opera e la sua diffusione. Di notevole interesse e pressoché sconosciuto è il poema ebraico in trenta ottave di endecasillabi, da lui composto nel 1710 in occasione dell’inaugurazione del nuovo Aron ha-qodeš che egli donò alla Scola Levantina di Ferrara. Molti nuovi dati e scoperte sulla sua biografia e su vari aspetti della sua vita quotidiana, fra cui l’accusa di aver venduto al Comune di Ferrara delle epigrafi funerarie, emergono dal registro contenente i verbali delle sedute consiliari della Scola Levantina, di cui per decenni fu massaro e scriba.