Talmud Babilonese – Trattato Betzà

55,00

A cura di: Gianfranco Di Segni
Editore: Giuntina
Anno di pubblicazione: 2021
Numero pagine: 512 p.
Dimensioni: 22×30,5cm

COD: 9788880579052 Categorie: ,

Descrizione

Questo trattato fa parte dell’Ordine delle Feste (Mo‘èd) ed è denominato in due modi: quello più diffuso deriva, come spesso capita per i libri ebraici, dalla prima parola del testo, Betzà (“uovo”). L’altro titolo, quello più comune fra gli antichi commentatori, è Yom Tov (lett. “Giorno buono”, nel senso di “Giorno festivo”), che non solo deriva anch’esso dalle prime parole del testo ma rappresenta l’argomento del trattato: le modalità dell’osservanza dei giorni festivi e le differenze rispetto allo Shabbàt (Sabato). Per “giorni festivi”, in senso stretto, si intendono i giorni di festa solenne in cui è vietato lavorare. Secondo la prescrizione della Torà, i giorni festivi sono il primo e il settimo giorno di Pèsach (Pasqua), il giorno di Shavuòt (Pentecoste), Rosh haShanà (Capodanno), il primo giorno di Sukkòt (Festa delle Capanne) e Sheminì ‘Atzèret (l’ottavo giorno dall’inizio di Sukkòt, detto anche Simchàt Torà, Gioia della Torà). Nella Diaspora, rispetto alla norma prescritta nella Torà, questi giorni sono raddoppiati per decreto rabbinico, mentre in Israele solo Rosh haShanà dura due giorni (il motivo dei raddoppiamenti è spiegato in questo trattato). Nei giorni festivi è proibito lavorare, come di Shabbàt, con la differenza che in tali giorni sono permesse alcune operazioni necessarie per la preparazione del cibo per il giorno festivo stesso. Il permesso di cucinare nel giorno festivo deriva da una necessità: infatti, quando il giorno festivo capita di venerdì o di domenica, si avrebbero due giorni consecutivi in cui sarebbe vietato compiere lavori e se fosse proibito anche il cucinare si sarebbe costretti a mangiare il cibo cotto tre giorni prima, con prevedibile rischio per la salute e detrimento della bontà delle pietanze, a danno dello spirito gioioso della festa. Riguardo a Pèsach e, per estensione, anche riguardo alle altre feste (salvo Kippùr), è scritto nella Torà: Il primo giorno e il settimo giorno saranno giorni di sacra convocazione, nessun lavoro si farà in questi giorni eccetto quanto necessario per il cibo di ognuno, solo quello potrà essere fatto (Es. 12:16). In questo versetto non si parla espressamente di “cucinare” ma di “fare quanto necessario per il cibo”. Da qui deriva che sono permesse anche altre attività richieste per la preparazione del cibo. Uno degli scopi di questo trattato è appunto stabilire quali attività siano permesse nei giorni festivi e quali siano proibite. Il concetto base è che di Sabato e durante le feste ci si deve comportare in modo diverso dai giorni feriali. Si toccano solo gli oggetti che sono permessi e che sono stati destinati intenzionalmente all’uso. Solo per mezzo di un distacco completo e concreto dalle modalità dei giorni feriali si riuscirà a entrare nello spirito e nella dimensione speciale creati dallo Shabbàt e dallo Yom Tov. Per fare un esempio dalla vita quotidiana moderna, se si permettesse di toccare il cellulare, sarebbe molto difficile per la maggior parte delle persone astenersi dall’usarlo, un’attività che – come l’uso di tutti gli strumenti elettrici – è vietata di Shabbàt e nei giorni festivi. Il trattato è diviso in cinque capitoli. Il cap. 1 tratta delle differenze di opinione tra la Scuola di Shammài e la Scuola di Hillèl riguardo alle regole dello Yom Tov, su che cosa sia permesso o vietato fare, in buona parte sul muqtzè, ma non solo. Il cap. 2 continua con le discussioni fra le due Scuole relative alle feste e in particolare affronta il problema su come preparare il cibo necessario per lo Shabbàt quando il venerdì è un giorno festivo. Il cap. 3 si occupa del problema se sia lecito nel giorno di Yom Tov catturare un animale (quadrupedi e pesci) per la necessità della festa e di altre regole inerenti all’approvvigionamento di cibo. Il cap. 4 tratta del trasporto di cibo e bevande e dell’uso di legna per fuoco o altri utilizzi. Il cap. 5, infine, discute la norma per cui è proibito di Shabbàt e Yom Tov oltrepassare il limite della città e come si possa estendere questo limite in casi di necessità.

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