Descrizione
Parte centrale degli Agiografi sono le meghillòt. La parola meghillàh significa “rotolo”. Di solito indica la Meghillàt Ester, il libro biblico di Ester, che viene letto nella sinagoga per Purìm da un rotolo di pergamena scritto a mano. Le leggi che regolano la scrittura e la lettura pubblica della meghillàh sono piuttosto rigorose, malgrado l’atmosfera di spensieratezza collegata alla festività di Purìm.
Il libro di Ester, secondo il Talmùd, fu uno degli ultimi libri ad essere incluso nel canone. Il nome di Dio non appare mai nella meghillàh, ed alcuni sicuramente lo interpretarono come un racconto, puramente secolare, di come le gesta abili e coraggiose di Ester e Mordekhai sconfissero il perfido Hamàn. La tradizione ebraica più tarda, tuttavia, fa esattamente l’opposto. La Meghillat Ester è considerata come la testimonianza del “miracolo nascosto”, la mano invisibile di Dio che opera attraverso l’intervento dell’uomo e il processo storico. In un’epoca che non sperimenta miracoli certi, questa testimonianza è più importante di ogni altra. I vari interpreti sono stati in competizione fra loro per scoprire degli indizi della Presenza divina nascosti “dietro” il testo apparentemente profano della meghillàh.
Il termine meghillàh (al purale meghillòt) si applica anche ad altri quattro brevi libri biblici (il Cantico dei Cantici, Ruth, le Lamentazioni, l’Ecclesiaste o Qohélet), che erano anch’essi tradizionalmente scritti su rotoli. Ognuno di questi libri è letto in sinagoga durante il corso dell’anno liturgico: il Cantico dei Cantici per Pésach, Ruth per Shavu`òt, le Lamentazioni per Tish`ah be-Av e il Qohélet per Sukkòt. Presi nel loro insieme, questi libri sono conosciuti con il nome di chamèsh meghillòt (“cinque rotoli”).
Nell’usanza yiddish, la parola meghillàh viene usata per indicare una storia esageratamente lunga e dettagliata. Questo significato si basa sulla struttura della trama complicata del libro di Ester.